5 donne, 5 storie del mondo

08.03.2023

Lise Meitner

È stato ammesso da molti fisici che Lise Meitner avrebbe dovuto ricevere il Nobel per la scoperta della fissione nucleare.

Terza di otto figli, i genitori volevano che studiasse il francese perché le avrebbe consentito di lavorare come istruttrice presso una famiglia aristocratica. Grazie ai suoi voti eccezionali riesce a convincere il padre a pagarle gli studi privati, diventando la seconda donna a ricevere il dottorato in fisica all'università di Vienna, con il geniale Ludwig Boltzmann. Questi la raccomandò a Max Planck, all'università di Berlino, che permise alla ragazza di seguire le lezioni sebbene donna. Dopo un anno ne fece la propria assistente e ne seguì con interesse le ricerche sull'identificazione di vari isotopi di elementi radioattivi insieme a un altro docente, il chimico Otto Hahn. Quando Hahn ebbe un dipartimento di radiochimica in proprio, fece registrare Lise Meitner come "ospite" e solo nel 1913, dopo una battaglia con l'amministrazione, lei riuscì finalmente a ricevere uno stipendio.

Allo scoppio della prima guerra mondiale Lise tornò in Austria come infermiera volontaria, ma rientrò presto in laboratorio e nel 1917 scoprì il protoattinio con Hahn, il quale le affidò la direzione del laboratorio di fisica. Successivamente ottenne il titolo di professoressa nel 1926 ed è nello stesso anno che un quotidiano berlinese riferisce: «l'Esimia Professoressa Meitner ha inaugurato l'anno accademico con una lezione di fisica cosmetica», quando la materia trattata era, invece, fisica cosmologica. Nonostante la misoginia del tempo e dell'ambito, chi di materia riconosce le sue abilità e Lise è invitata a tutte le conferenze Solvay dove i colleghi la riconoscono e la ascoltano con attenzione.

Gli anni Venti sono straordinari per la sua carriera: scopre che senza emettere radiazione, gli elettroni passano da un'orbita all'altra nella "nube" che formano attorno al nucleo di un atomo, un effetto che verrà poi chiamato Auger, dal nome del fisico francese che lo misura due anni dopo. Scopre inoltre che nel decadimento radioattivo si formano raggi gamma, che il neutrino esiste prima ancora che qualcuno gli abbia dato un nome e per la prima volta osserva positroni-elettroni accoppiati usando una camera a nebbia). Nel 1930 con il giovane chimico Fritz, con Strassmann e Hahn partecipa alla gara per creare elementi più "pesanti" dell'uranio insieme al gruppo di Rutherford in Inghilterra e di Fermi in Italia.

Quando, nel 1933, Hitler sale al potere e iniziano le persecuzioni contro gli ebrei, Lise, che dall'ebraismo si era convertita al protestantesimo da ragazza, inizialmente non pensa di trasferirsi: decide di "tuffarsi nel lavoro" («uno sbaglio e un male», dirà poi) rimanendo nel suo laboratorio, malgrado l'insistenza del nipote Otto Frisch che lavora con Niels Bohr a Copenaghen dove ci sarebbe posto per lei. Anche Einstein, che da vent'anni ne parla a tutti come "nostra Madame Curie", l'aspetta negli USA. Ma lei non vuole interrompere gli esperimenti. Tutto cambia con la cosiddetta Anschluss, l'annessione dell'Austria alla Germania nazista con l' obbiettivo di formare la "grande Germania": decade così quell'ultima protezione e la sua presenza mette in pericolo tutti i colleghi dell'istituto. Due fisici olandesi preparano il viaggio fino a Copenaghen. È Hahn che l'accompagna alla stazione e le dà l'anello di diamanti della madre, per corrompere la polizia nel caso fosse fermata alla frontiera. Da Copenaghen procede per Stoccolma, per poi arrivare all'istituto Nobel dove per anni riceve soltanto una scrivania, perché il direttore, Manne Siegbahn, non tollerava femmine attorno a sé.

Torna spesso a Copenaghen, per incontrare in segreto Hahn e discutere i risultati degli esperimenti. È nel dicembre 1938 che riceve da lui una lettera con dati "incomprensibili". Assieme al nipote Otto Frisch, anche lui fisico nucleare, in una giornata di neve, calcola l'energia liberata dalla fissione del nucleo di uranio bombardato con dei neutroni. Insieme scrivono il modello teorico che spiegava i dati di Hahn e Strassmann e smentiscono l'esistenza degli elementi transuranici prodotti da Fermi. Il nipote corre immediatamente da Bohr con cui lavorava a Copenaghen. La conversazione tra i due durò soltanto 5 minuti, Bohr fu subito d'accordo. Era sbalordito di non averci pensato prima, in tutti quegli anni. Bohr chiese a Frisch di preparare immediatamente un breve articolo: Otto Frisch scrisse una lettera per Nature, mantenendosi in stretto contatto telefonico con la zia. La sera del 6 gennaio 1939 Bohr ne esaminò la bozza. La versione finale venne spedita il 16 gennaio. Frisch aveva chiesto a un collaboratore di Hevesy, uno dei 7 maggiori ospiti presso Bohr, quale termine venisse usato per indicare la divisione delle cellule e Fissione fu la risposta. E fissione fu. Il nome divenne ufficiale l'11 febbraio, quando la lettera fu pubblicata.

Fermi, Szilard, Oppenheimer, Einstein per primi, capiscono subito la potenza che avrebbe un ordigno a fissione. Quando il governo americano vara il progetto Manhattan, nel 1943, viene chiesto a Lise Meitner di parteciparvi e lei rifiuta con orrore. Infatti, a differenza del nipote Otto Frisch, Lise Meitner si rifiutò sempre di collaborare al programma nucleare, preferendo rimanere nella neutrale Svezia durante e dopo la guerra, dove guidò il laboratorio di fisica nucleare della Commissione Svedese per l'Energia Atomica. Fu sempre coerente al suo impegno antimilitarista, difendendo l'uso civile del nucleare anche quando, all'approssimarsi della sua morte avvenuta nel 1968, l'opinione pubblica cominciò a mostrare segni di contrarietà a questa forma di energia alternativa al fossile. Nonostante il suo decisivo apporto alla scoperta della fissione nucleare e alle numerose nomine, il Comitato per il Nobel non concesse mai il premio alla Meitner, riconoscendolo solo a Otto Hahn nel 1945. Un'ingiustizia rimproverata dallo stesso mondo scientifico. Il fisico olandese Dirk Coster, uno dei due fisici che l'aveva aiutata nella sua fuga nel 1938, scrisse, in occasione del conferimento del premio Nobel: «Otto Hahn, il premio Nobel! Se l'è certamente meritato. Però è peccato che io l'abbia rapita da Berlino nel 1938, altrimenti ci sarebbe stata anche Lei. Sarebbe certamente stato più giusto.»

Dal 1947 Lise Meitner fu a capo della sezione di fisica nucleare dell'istituto di fisica del politecnico di Stoccolma e professoressa ospite di diverse università degli Stati Uniti. In pensione dal 1954, Lise va a vivere a Cambridge vicino al nipote. Nel 1997, il suo nome viene dato a un nuovo elemento transuranico, il meitnerio. La scienziata ebrea, divenuta cittadina svedese nel 1949, muore in Inghilterra il 27 ottobre 1968. Sulla sua lapide, nel cimitero di Bramley, accanto a quella di Otto Frisch scrisse: "Lise Meitner, una fisica che non perse mai la sua umanità"


Gaspara Stampa 

La donna che nella Venezia del '500 osò scrivere d'amore senza imitare il modello petrarchesco. Una figura "scandalosa", le cui abilità intellettuali furono intrappolate e confinate in un dubbio dal carattere ben poco letterario: "fu o non fu una cortigiana?". Fu tale il destino di Gaspara Stampa: unica, della propria epoca, davvero capace di spezzare l'assordante "brusio dei petrarchisti".

Bella ed estremamente erudita, diventò una figura celebre nella Venezia del '500, entrando in contatto con molti intellettuali del periodo e trasformando il salotto di casa Stampa in un centro di incontri letterari sempre più animato. All'età di 25 anni si era già cimentata parecchie volte nella scrittura, producendo parecchi sonetti soprattutto in risposta ai propri corteggiatori.

Il proprio slancio creativo arrivò solo in seguito all'incontro con il giovane patrizio Collalto di Collaltino: colui che la portò ad osare e a cui verranno attribuiti tutti i propri azzardi stilistici. Solo lui muove in lei "lo stile, l'arte, l'ingegno, sensi, pensier, voglie, alma e core". Il continuo ribadire di tale paternità apparirebbe nient'altro che una sorta di necessità sociale: la supremazia intellettuale di una donna sarebbe apparsa poco sopportabile, soprattutto all'epoca. Nei loro successivi tre anni di rapporto, la poetessa si abbandonerà a slanci passionali, senza astrazioni puramente neoplatoniche, tipiche della poesia Cinquecentensca: un atteggiamento che fu sicuramente ritenuto scandaloso. Il successivo incontro con Bartolomeo Zen, a cui rivolse i 14 sonetti del canzoniere, pose le basi per lo sviluppo di una poesia matura, autonoma e pienamente realizzata.

Nel 1554 la giovane poetessa, solamente trentunenne, morì a seguito di una forte febbre. Una prima biografia, di Alessandro Zilioli, insinuerà il sospetto del suicidio -mediante l'uso di qualche veleno- ritraendo così una Gaspara incosolabile, "mesta e lagrimosa", a causa della fine dell'amore con Collaltino. Riducendo, dunque, una vera e propria icona letteraria ad un quesito di una banalità indescrivibile: zitella o meretrice?


Eleonor Roosvelt 

A causa della morte dei suoi genitori, la giovane Eleanor viene allevata dalla nonna materna in un ambiente familiare che la futura First Lady racconta alla zia, come alquanto ostile, a tal punto che la zia Anna "Bami" Cowles (sorella di Theodore Roosevelt), decise di portarla a casa con sé.

È qui che ad una festa di Natale conosce per la prima volta il cugino e futuro marito. Eleanor studia alla Ellenswood School for Girls nelle vicinanze di Londra dal 1899 al 1902. Qui incontra la sua insegnante, Miss Mary Suwist, che ebbe una notevole influenza su di lei. Infatti, era interessata alle cause liberali e alle questioni femminili, che diventarono una battaglia anche per Eleanor. Torna a New York e nel 1902 inizia a frequentare il cugino e studente di Harvard Franklin Roosvelt, fino al loro fidanzamento nel 1903. Sebbene la madre di Franklin, Sarah Ann Roosevelt, si oppose al matrimonio, la maggior parte della famiglia ne era a favore ed il 17 marzo 1905 Eleanor e Franklin si sposarono.

La suocera rimase ampiamente presente nel matrimonio del figlio, fino 1921, quando Roosevelt, ammalatosi di poliomielite, perde l'uso delle gambe. A questo punto Eleanor si impone alla suocera, la quale voleva che il figlio abbandonasse la carriera politica, insistendo sul fatto che il marito dovesse continuare, così lo convinse e divenne sue "gambe e orecchie". Infatti Dopo che Franklin fu nominato governatore di New York nel 1928, Eleanor iniziò a far visita a case, ospedali e prigioni per conto di lui. Nello stesso periodo lavora anche per le associazioni League of Women Voters, la National Consumers League, la Women's Union League e la Women's Section del New York State Democratic Committee.

Il costante incoraggiamento e supporto di Eleanor riportò Franklin in politica fino alla sua elezione alla presidenza (1933-1945): è il 1933 e Eleanor Roosevelt diviene la prima First Lady attivista. Proprio come il marito, con i suoi "discorsi dal caminetto", anche Eleanor attraverso conferenze stampa e la sua rubrica quotidiana, mantenne il contatto con il pubblico divulgando le notizie sulla politica della Casa Bianca, in particolare sul New Deal.

La sua preoccupazione per la questione razziale l'ha portata a lavorare a stretto contatto con organizzazioni come la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), per lo stesso motivo si è allontanata dalle Daughters of the American Revolution nel 1939 in protesta contro il rifiuto dell'associazione nel consentire alla cantante nera Marian Anderson ad esibirsi al Washington Music Hall. Con l'entrata degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale (1939–45) nel 1941, fece numerosi viaggi al fronte per supportare le attività della Croce Rossa e per il morale delle truppe.

Quando Franklin Roosevelt morì nel 1945, Eleanor Roosevelt non si ritirò a vita privata, e il nuovo presidente, Harry S. Truman (1884-1972), le assegnò il ruolo di rappresentante per i diritti umani presso la Commissione delle Nazioni Unite. Infatti finita la guerra, Eleanor Roosevelt si impegnò per la ratifica della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo da parte delle Nazioni Unite. La Dichiarazione viene approvata quasi all'unanimità dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, con soli otto astenuti. Il retaggio delle sue opere, in quanto ambasciatrice dei diritti dell'uomo, compare ad oggi nelle costituzioni di molte nazioni, e in leggi che proteggono i diritti degli uomini e delle donne in tutto il mondo. Eleanor Roosevelt lavorò fino alla fine dei suoi giorni per ottenere l'accettazione e l'attuazione dei diritti contemplati nella Dichiarazione.


Berthe Morisot

Berthe Morisot nacque nel 1841 in Francia, in un'agiata famiglia borghese. Pronipote del celebre pittore Jean-Honoré Fragonard, si dirà di Morisot che «l'arte scorreva già nelle sue vene». Nel 1851 la famiglia si trasferì a Passy, una cittadina nei pressi di Parigi la cui atmosfera satura di cultura, arte e lusso costituivano un ambiente quasi unico in Europa, che certamente contribuì ad accendere nella giovane Berthe un grande interesse per la pittura. Importante fu anche l'influenza dei genitori, i quali avevano aperto la propria casa parigina ad artisti ed intellettuali e allestito un atelier personale nel giardino.

Per Morisot, tuttavia, l'Accademia era inaccessibile, perché l'École des beaux-arts avrebbe aperto le proprie porte alle donne solo nel 1897. Artisticamente, la prima esperienza importante di Berthe fu al seguito di J. Baptiste Camille Corot, che la avviò alla pittura en plein air, a diretto contatto con la natura; in questo periodo esse entrarono anche in contatto con artisti di spicco come Henry Fantin LaTour e Pierre Puvis de Chavannes.

Fu tuttavia con Édouard Manet che Morisot instaurò un rapporto più che speciale. Si incontrarono casualmente al Louvre nel 1868: lei, accompagnata dalla sorella Edma, era intenta a copiare Lo scambio di Principesse di Rubens, quando si imbatterono in Fantin-Latour, il quale a sua volta stava passeggiando per la galleria in compagnia di Manet. Tra i due si stabilì immediatamente una complicità nutrita da stima, amicizia e da un certo sentimento. «Trovo in lui una personalità affascinante che mi piace infinitamente», confidò Berthe in una lettera, mentre Manet rimase letteralmente folgorato da quella «ragazza riservata e che parlava a voce bassa, sottile come un giunco, occhi neri e profondi, che amava vestirsi di nero e all'ultima moda e leggere romanzi in voga». Manet, tuttavia, era un uomo sposato, tanto che la presunta storia d'amore tra Morisot e il pittore non è mai stata accertata, nonostante l'insistenza dei pettegolezzi. In ogni caso, Morisot divenne la modella d'elezione del Manet che, in pochi anni, la ritrasse in ben undici tele, come Il balcone, Berthe Morisot con il ventaglio e Berthe Morisot con un mazzo di violette.

Grazie al benefico influsso di Édouard, Berthe approdò definitivamente alla poetica impressionista. Particolarmente importante, in tal senso, è il 1873, quando si associò al nascente movimento impressionista, fondando con Monet, Pissarro, Sisley, Degas, Renoir e altri artisti meno conosciuti, la «Società anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori, ecc». Con loro, Morisot nel 1874 allestì una mostra alternativa nello studio del fotografo Nadar, e vi espose in veste di unica donna partecipante ben nove opere, tra acquerelli, pastelli e olii. Pur suscitando lo sdegno degli accademici, i suoi dipinti non mancarono di essere apprezzati per la loro delicata vena poetica.

Col tempo, Berthe divenne una delle personalità di spicco del gruppo impressionista e la sua casa, divenuta di colpo vuota con la morte del marito Eugène Manet, fratello di Eduard, si trasformò in un rinomato luogo di ritrovo per musicisti, pittori e letterati, frequentato anche da Stéphane Mallarmé, Émile Zola e Pierre-Auguste Renoir.

Nel febbraio del 1895 Berthe si ammalò e una successiva polmonite la spense definitivamente all'età di 54 anni. La sua lapide nel cimitero di Passy reca una sola scritta: «Berthe Morisot, vedova di Eugène Manet», senza alcun accenno alla sua feconda carriera di artista; del resto, anche il suo certificato di morte reca la dicitura «senza professione». Nonostante ciò, al primo anniversario della sua scomparsa la galleria Durand-Ruel organizzò una retrospettiva con 394 tele, disegni e acquarelli, così da rendere omaggio alla stimata e talentuosa defunta.



Anne Bonny

Terrore, coraggio e ferocia. Una personalità la cui audacia riuscì a superare i più noti bucanieri dell'epoca. Protagonista, insieme a Mary Reed, dell'epoca d'oro della pirateria: Anne Bonny.

Pieno Settecento: figlia illegittima di un avvocato, William Cognac, e della sua governante. La giovane Anne, insieme al padre, fu costretta a trasferirsi nella città di Charleston, divenendo qui una ricca proprietaria terriera. Capelli corti rossi, viso sporco, vestiario perennemente a brandelli, fin da giovane Anne fu costantemente definita come un "maschiaccio" e crescendo sviluppò un carattere sempre più fiero e ostinato, dimostrando un coraggio del tutto insolito. Avvicinandosi al pirata James Bonny, decise di fuggire rinnegando le proprie eredità terriere nella nota città pirata, all'epoca conosciuta come "New Providence"; ma solo l'incontro con il celebre Calico Jack Rackham avvicinò Anne definitivamente alla pirateria. Divenne così la seconda in comando sulla nave, venendo addirittura considerata al pari - in coraggio e spietatezza - di qualsiasi altro uomo dell'equipaggio.

Gli abbordaggi, però, non durarono a lungo: una spedizione navale fu proprio organizzata al fine di porre una conclusione agli innumerevoli atti di pirateria mossi da Calico e Anne. Vennero catturati. "Se tu avessi combattuto come un uomo, adesso non ti impiccherebbero come un cane": tali sarebbero le ultime dolci parole pronunciate da Anne Bonny a Jack Rackham. Parole di una personalità ardente, la cui spietatezza e la cui audacia verranno ricordate solo in funzione del celebre e "coraggioso" capitano Jack Rackham. Anche le donne più temibili e discutibili, eclissate dalla storia se non per celebrare imprese di grandi uomini.

Clara Paget nel ruolo di Anne Bonny nella serie tv Black Sails
Clara Paget nel ruolo di Anne Bonny nella serie tv Black Sails
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