Concorso testo sulle violenze sulle donne

07.06.2021

VOCE ALLE VIOLENZE - Sofia Potenza 3AS


A volte tendiamo a dimenticare quanto valiamo, non raccontiamo quello che ci accade per non essere giudicate: è l'insicurezza che ci porta a sottovalutare, giustificare e pensare "me la sono cercata, era colpa mia in fondo" oppure "se è geloso vuol dire che ci tiene a me". È terrificante assistere ad episodi in cui l'amore si trasforma in dolore e paura: è inaccettabile che un dono come fare l'amore possa essere trasformato in violenza. E' un dolore che non si supera nel tempo, è un male che le vittime di violenza si trascinano dietro all'infinito; un ricordo indelebile che lascia l'impronta sulla pelle e brucia quando le lacrime cominciano a scorrere, segni che ti divorano e ti consumano fino a quando non rimane più nulla dentro.

Si parla spesso di violenza sulle donne, tuttavia fa riflettere che per quanto se ne discuta sembra ancora qualcosa di lontano dal nostro presente, quando invece la realtà di cui parliamo è incombente. Secondo le statistiche in Italia una donna su tre viene violentata e molte subiscono l'abuso nel contesto familiare.

Quando vengo a conoscenza di questi episodi mi piacerebbe gridare che amo essere una donna e che in quanto tale non mi sento inferiore né tantomeno ho paura; ma ciò che più vorrei e che queste parole si tramutassero in realtà e non rimanessero sterili pensieri. Eppure, nonostante ci siano molti aspetti del mio mondo che vorrei fossero diversi, come il fatto che quando lavorerò il mio stipendio potrebbe essere inferiore del 45% rispetto a quello di un mio collega, sono fiera di essere donna .

Mi piacerebbe inoltre che la società smettesse di pensare che una donna debba per forza essere un modello di virtù e innocenza per non subire uno stupro, perché se anche così non fosse, solo noi stesse possiamo decidere a chi concederci e nessuno deve pretendere un diritto che non gli appartiene.

Una riflessione molto interessante dell'enigmista e giornalista Stefano Bartezzaghi è che molti termini della lingua italiana al maschile hanno un significato, mentre se declinati al femminile assumono valori equivoci con esplicito riferimento sessuale; ad esempio cortigiano (uomo che vive a corte) al femminile è cortigiana di cui ne conosciamo il significato dispregiativo, uomo di strada cioè uomo del popolo diventa una donna di strada quindi una prostituta e uno squillo al femminile diventa una squillo... e si potrebbero fare altri esempi. Alcuni potrebbero dire -Tanto sono solo parole, no?- Lo sarebbero se tali parole non si traducessero in pensieri, eppure non è così strano incontrare bambini che già si atteggiano con comportamenti di superiorità nei confronti delle bambine, oppure adolescenti che credono di poter considerare le ragazze loro proprietà ed infine uomini che finiscono per sottomettere del tutto le mogli. Ecco, forse non sono soltanto parole. Fin dall'infanzia è' necessario puntare sull'educazione e sulla sensibilizzazione per sradicare questi pregiudizi e stereotipi che solo gli ignoranti portano con sé.

È importante vedere come la violenza nasca da un violentatore che non è altro che un perdente, un vile, il quale non potendo avere un rapporto sessuale voluto da entrambi, decide di rubare la sessualità dell'altro. Sebbene alcuni studi abbiano tentato di giustificare tale impulso in modo scientifico si è concluso che non esiste alcuna motivazione biologica ormonale; infatti nei momenti di alto stress si produce adrenalina, cortisolo, prolattina ed endorfina che sono tutti ormoni anti sessuali. Perciò si ritorna sempre alla stessa e medesima conclusione: lo stupratore non è altro che un "uomo" dall'anima divorata da un sentimento di gelosia e possessione.

Dunque ci si chiede come cambiare la situazione e intervenire, ebbene sono due i modi con cui si può modificare la realtà: "cambiare testa" attraverso l'educazione e intervenire con uno specifico aiuto in caso di violenza.

Non c'è niente di peggio che colpevolizzarsi per la violenza subita, perciò donne, abbiate sì paura, ma non dei violenti, temiate piuttosto di accontentarvi di un mostro che vi sottomette. Non fatevi tagliare le ali e difendetevi come potete, lottate e salvatevi. Non credete a chi vi dice che cambierà, a chi vi dice che vi ama perché l'amore si riconosce da delle mani che ti stringono forte ma non così forte da farti male.


LA VERITÀ NASCOSTA... - Siria Gemali 3AS


La cosa che più mi spaventa, preoccupa e fa riflettere quando si parla di violenza sulle donne è l'immedesimarmi nelle sensazioni che queste, sia adulte, anziane, o peggio ancora adolescenti o bambine possano provare: sentirsi impotenti, smarrite, ferite, sottomesse, minacciate, perseguitate, isolate. Ancora di più soffro quando penso all'indifferenza delle persone che non solo stanno a guardare inerti arrogandosi il diritto di giudicare diventando solidali con l'aggressore anziché con la vittima. Troppo poco si fa a livello legislativo e le istituzioni sono a volte sorde, fingendo di non vedere e non sentire, pochi poi sono i progetti di sensibilizzazione. La violenza sulle donne pone le sue fondamenta nella primordiale disuguaglianza di diritti tra i sessi a causa del retaggio culturale e del maschilismo ancestrale basato sulla sopraffazione fisica. Le violenze sessuali hanno diverse sfumature, non solo avere rapporti sessuali senza consenso o il subire aggressioni fisiche mirate a spaventare e controllare la persona, ma anche quelle più silenti e nascoste come sentirsi in dovere e obbligate a fare sesso anche quando non se ne ha voglia. Per non parlare delle mutilazioni genitali o i matrimoni forzati anche con spose bambine, macabre tradizioni appartenenti a culture mediorientali e africane, ma presenti anche nel nostro paese e non sempre denunciate alle nostre istituzioni. Un altro modo con cui l'uomo sovrasta e manipola la donna provocandole un disagio profondo è l'indifferenza. Il silenzio o tutti quei comportamenti che non sono violenti, ma sono subdoli e poco chiari, mirano ad indebolire l'autostima della donna e a screditarla. Il più grande problema secondo me che promuove queste violenze è sicuramente la nostra società che tende a essere patriarcale e che spesso non sostiene la figura della donna. Basti pensare alle classiche "parolacce", un linguaggio osceno dove si è soliti giudicare una donna, attribuendole aggettivi spregevoli o atteggiamenti di dubbia moralità, solo perché essere femminile. Nella mentalità comune si innesca quindi, il meccanismo che legittima la violenza anche verbale. Fischi, gesti osceni e sguardi sono un incubo quotidiano per milioni di donne. Anche questa è violenza, una delle più comuni, che avviene sotto ai nostri occhi, ogni giorno, ed in ogni luogo anche in quelli considerati più sicuri. Nella scuola, dove una ragazza dovrebbe acquisire fiducia in se stessa, crescere, maturare insieme ai propri coetanei maschi, invece, all'ordine del giorno si ritrova oppressa da battute poco divertenti e soprattutto non richieste. Donne e ragazze, vittime di questa violenza verbale facilmente iniziano a manifestare una dipendenza dal giudizio dell'accettazione altrui, iniziano a sentirsi sbagliate, ad avere sfiducia negli altri e cominciano a preoccuparsi di come poter apparire. Molte sono le cause che portano gli uomini a comportarsi in questo modo. Pensiamo alla violenza domestica, dove molti figli maschi da adulti, potrebbero sviluppare atteggiamenti aggressivi se cresciuti in una situazione, dove il padre era un violento. I figli, d'altro canto, non sanno riconoscere il vero rapporto che dovrebbe esserci fra marito e moglie, avendo conosciuto un comportamento scorretto da parte del padre. Nello stesso tempo il figlio maschio impara che un modo sicuro per ottenere l'approvazione del padre è quello di comportarsi come lui, una volta cresciuto. La mia esperienza di giovane donna non ha conosciuto e non si è mai trovata in nessuna di queste situazioni, e spero non accada mai. Penso invece sia molto importante avere coraggio e, come ha fatto Jessica, non vergognarsi delle violenze subite, denunciare a voce alta, in modo che anche altre donne possano seguire il suo esempio e essere avvertite di questi pericoli. Se dovessi avere in futuro un figlio maschio, sicuramente, lo educherei al rispetto e all'amore verso ciò che è diverso. Spiegherei che le donne non sono esseri inferiori o da sfruttare, né da considerare vulnerabili e facili da dominare. Insegnerei che comportarsi in maniera gretta e maschilista è una cosa ignobile. Gli uomini dovrebbero capire che un'aggressione può finire in pochi minuti, ma può far soffrire per tutta la vita, lasciando cicatrici profonde. Noi donne abbiamo il dovere verso noi stesse di circondarci di persone che davvero conosciamo ed essere padrone della nostra vita, essendo indipendenti e trovando la forza "solo" in noi stesse in qualsiasi situazione. ... e speriamo che sia femmina!



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