Covid-19 e l'aiuto della robotica

24.03.2021

Realizzare avatar robotici per aiutare l'uomo a operare in ambienti ostili o divenuti inaccessibili per il rischio di contagio, disegnare nuove molecole da utilizzare come farmaci, o controllare la diffusione di virus pandemici. Queste sono alcune delle potenzialità della robotica o intelligenza artificiale, discusse al convegno 'Intelligenza artificiale, robotica e macchine intelligenti: ricadute etiche e sociali', organizzato dall'Accademia Nazionale dei Lincei. "L'emergenza sanitaria provocata dalla pandemia ha dato nuova urgenza all'obiettivo di costruire macchine che possano aiutare le persone a svolgere lavori fisici in sicurezza, anche in ambienti a rischio di contagio", ha spiegato l'ANSA (Agenzia Nazionale Stampa Associata).

I recenti progressi della ricerca nel campo della robotica hanno reso possibile non solo di avere macchine che si avvicinano o addirittura superano l'intelligenza degli esseri umani, ma che sono anche capaci di movimenti sempre più naturali e di sfruttare l'intelligenza 'fisica' incarnata nella loro struttura. Nuove capacità sensoriali e nuovi strumenti di visualizzazione rendono, ad esempio, possibile nuove forme di condivisione di informazioni sul mondo tra robot ed esseri umani. L'unione tra le nuove tecnologie e una più profonda comprensione dei rapporti tra persone e macchine sta consentendo una nuova relazione tra umani e robot, che sta evolvendo sempre più dalla classica forma dell'interazione verso una vera e propria integrazione. Molte aziende si sono attivate per produrre e realizzare una vastità di diversi modelli di intelligenze artificiali, un esempio è Savioke, un'azienda specializzata nella costruzione di robot: i Botle. Sono robot di dimensioni relativamente piccole in grado di muoversi autonomamente e di riconoscere la stanza della consegna, e al posto della mancia, si accontentano di un tweet di ringraziamento. Negli stessi anni, anche in Giappone si sperimentavano macchine che potessero sostituire lo staff, ciò venne realizzato nel 2015 in alcuni hotel di Tokyo. Negli ultimi dieci anni, gli studi sull'intelligenza artificiale hanno prodotto prototipi con prestazioni e capacità di interazione sempre più affinate, e ora che la pandemia ha rivoluzionato il mondo dell'ospitalità, con le nuove esigenze di distanziamento, isolamento e igienizzazione estrema, si presenta l'occasione ideale per metterli alla prova. Meno persone si incontrano, più si è al sicuro. Ma se concierge e camerieri sono macchine, si può ridurre al minimo il contatto umano. Sanno registrare un passaporto, assegnare la camera, parlare tutte le lingue, ma soprattutto non trasmettono il virus.

Quindi viaggeremo in alberghi senza persone, solo con robot? Non è fantascienza, bensì già una realtà. Lo scorso maggio a Tokyo, alcuni pazienti con sintomi leggeri da Covid19 soggiornavano in camere d'albergo, dove il personale fisso era costituito da un "aiuto-infermiere" che si informava anche sullo stato di salute del paziente, e un robot che si occupava delle pulizie. Questa pandemia ha dunque avuto un'importanza rilevante nell'evoluzione della robotica e, non possiamo affermare con certezza che essi non sostituiranno completamente concierge e camerieri, ma sicuramente queste nuove intelligenze artificiali diventeranno parte integrante della nostra società del futuro.

Catolla Cavalcanti Vittoria, Lasorsa Giulia, Ricchiuto Davide della 3As

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