Scenari politici, economici, produttivi

13.02.2019

Conferenza di Carlo Calenda

La conferenza del 20 dicembre ha visto come protagonista il dottor Carlo Calenda, ex manager di Ferrari e Sky, oltreché Ministro dello Sviluppo Economico nel governo Renzi prima e Gentiloni poi.

È stato chiamato in causa per dibattere sugli scenari produttivi, politici ed economici degli anni a venire, proprio lui che ha vissuto in pieno il governo di un paese e occupato importanti cariche nell'U.E.

All'inizio gli sono state poste domande sul coraggio: il coraggio innanzitutto preclude la paura, per cui per essere coraggiosi è necessario avere paura; inoltre il coraggio deve predisporre anche della tecnica, perché nel contesto in cui l'autore di Orizzonti Selvaggi fa riferimento, per non farsi travolgere dall'onda della modernità bisogna conoscere ed essere consapevoli dei propri limiti.

Successivamente Calenda ha parlato del cambiamento che ha scelto di fare, ovvero passare dal settore industriale a quello politico. In primis ha fatto riferimento alla differenza tra la prospettiva di un manager d'azienda e quella di un politico: la prima è limitata all'oggetto da produrre, la seconda deve guardare all'interesse nazionale e cercare di mediare ed equilibrare le volontà delle classi sociali. A lavorare per tutto ciò, nel ministero c'è sia una parte ideale che pratica. La prima, rappresentata dal ministro, ragiona sull'indirizzo politico di un'azione; alla seconda spetta invece come applicarla e gestirla. Ha fatto l'esempio del riutilizzo dei fondi per le start up durante il suo operato al ministero.

Ha poi iniziato a parlare del tema principale dell'incontro, analizzando il Sistema Italia nel prossimo decennio.

Asserisce in primo luogo che dalla caduta del Muro di Berlino il mondo si è in un certo senso appiattito: stessi consumi e stesso modo di governare, dovute all'univocità portata dall'economia di mercato e dall'innovazione. 

Questi due fattori han portato benessere ai paesi in via di sviluppo, a scapito però di quelli già sviluppati, utilizzati come leva per migliorare il lavoro e la qualità della vita dei primi citati. Per spiegare meglio il concetto ha fatto riferimento all'azienda Embraco di Chieri: gli operai di questa sono stati mandati in Slovacchia a insegnare il lavoro al personale slovacco, ritrovandosi però spiazzati una volta scoperto che lo stabilimento torinese era stato chiuso perche ben più costoso a livello gestionale e di tassazione di quello slovacco. Questa manovra, favorita dalla stessa U.E., porta pero più gente disposta a comprare, favorendo quindi l'export dei paesi più sviluppati. È aumentato così l'export ma nello stesso anno in Italia è stato registrato un aumento della povertà. Quindi, con l'esempio della situazione italiana, ci fa capire che se prima un fattore favoriva lo sviluppo dell'altro, ora si sta delineando invece un rapporto inversamente proporzionale tra questi.

Inoltre si è espresso riguardo alla mancata mobilità sociale prevista e tanto desiderata dai capi europei e anche sulla mancata diffusione della conoscenza: quest'ultima porta con sé dati sconcertanti, infatti in Italia c'è il 28% di analfabetismo funzionale.

Il professor Calenda ha proseguito il suo discorso spiegando il significato del titolo del libro "Orizzonti selvaggi", dicendo che la paura racchiude in sé difficoltà e fascino.

Ha in seguito affermato che il modo in cui si usa la tecnologia diventerà più importante della tecnologia stessa ed il compito delle nuove generazioni è capire come si evolverà la situazione in futuro e cogliere tale commissione come una grande opportunità: tali presupposti sono stati da lui denominati "Nuovo Umanesimo".

Calenda ha poi trattato tematiche riguardanti l'Italia: i soldi non sono stati spesi per educazione ed investimenti, e la crescita, poiché è stata bassa, ha provocato problemi che il nostro Stato oggi riscontra.

Ha parlato dell'importanza dell'identità e ha spiegato che i partiti che fanno aumentare il pil perdono le elezioni perchè non considerano i giusti driver di crescita.

Ha poi argomentato il quesito delle crisi finanziarie e dell'indebitamento che riguardano l'Italia, affermando che alcune persone sono erroneamente giunte alla conclusione che se i soldi non derivano da un guadagno ma provengono dall'indebitamento, l'obiettivo prefissato viene comunque raggiunto, ma in futuro tutti noi ne pagheremo le conseguenze.

Le nuove generazioni sono attratte dall'estero ma il governo, suggerisce Calenda, può intervenire incentivando l'educazione e gli investimenti basandosi sul rapporto tra domanda e offerta.

L'unico modo per risolvere il problema sarebbe la costruzione di un tessuto produttivo (che includa anche i servizi) molto più ampio.

Il professor Calenda continua affermando che se l'Italia uscisse dall'euro, essa fallirebbe.

L'Europa è fondamentale per la nostra sicurezza e bisogna rafforzarla; inoltre spiega che la formazione dell'Europa è stata entusiasmante in quanto coronamento di un grande percorso storico proveniente da un grande progetto.

Egli afferma che, in qualità di liberista, le ideologie non siano una soluzione e bisogna difendere chi ha paura e non respingerlo, errore già commesso dai progressisti. Le nostre idee devono cambiare con il mondo e non con le ideologie da noi costruite e prefissate.

I giovani possono essere protagonisti della politica difendendo i loro diritti, ma devono essere essi stessi ad intervenire in tale ambito. 

Beatrice Bono, Edoardo De Bortoli, 4C

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia